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James Augustine Aloysius Joyce nasce il 2 febbraio 1882 nel sobborgo di Rathgar, Dublino, e questo sarà soltanto il primo degli innumerevoli domicili presso cui si troverà ad alloggiare nel corso della sua vita. Il 1904 è l'anno decisivo per Joyce: in Nassau Street incontra Nora Barnacle che diventerà sua compagna per tutta la vita, e che Joyce immortalerà nelle sue opere. L'8 ottobre 1904 Joyce e Nora partono per l'esilio auto-imposto che li terrà lontani dall'Irlanda per la maggior parte della loro vita. E Joyce, nel suo esilio, non solo imparerà «che cos'è il cuore e ciò che sente», ma realizzerà appieno lo scopo che si era prefissato, ovvero quello di «foggiare nella fucina della mia anima la coscienza increata della mia razza»: con "Ulysses" infatti Joyce forgerà una nuova coscienza per i suoi connazionali, libera dai veleni della religione, del moralismo, del nazionalismo sciovinista. Una coscienza moderna, pacifista, liberale, gioiosa, disinibita, guarita finalmente dalla paralisi, da quella «emiplegia della volontà» che Joyce aveva raccontato in "Dubliners", quando aveva svelato al lettore «lo spettacolo del mondo in catene». Di questo mondo in catene, Dublino è il punto di osservazione privilegiato. La metropoli ibernica diviene paradigma, archetipo, teatro dell'intera vicenda umana, e il percorrere la città, accompagnati dai diciotto capitoli di "Ulysses", sarà a un tempo un itinerario alla scoperta di Dublino, del cuore umano e di quella esperienza umana, di cui "Ulysses" è geniale e irripetibile summa.